La riapertura del Palazzo della Sapienza, sede storica dell’Università e della BUP, avviene proprio oggi. Ed è una bella notizia.
Sarà non solo un evento centrale per le comunità accademiche pisane, ma anche l’occasione per riavviare la presenza di uno snodo essenziale della conoscenza e della ricerca sul nostro territorio. Nel Palazzo della Sapienza si sono svolte attività di studio e ricerca sin dal completamento della costruzione, nel 1543, su disposizione di Cosimo I Medici, granduca di Toscana. Già Lorenzo il Magnifico aveva individuato quello spazio come luogo preferenziale per raccogliere le giovani leve dello Studium pisano.
La Sapienza è stato attraversata per secoli da intelligenze, spiriti critici, teologi, legisti, umanisti. Nel 1967 – come ben raccontato in un recente convegno (vedi foto a lato) – è stata il punto di riferimento per le Tesi del movimento studentesco. Nel 2010 la occupammo per diversi mesi, assieme a diversi plessi universitari, per contestare non solo la Legge Gelmini, ma un disegno complessivo di smantellamento del ruolo pubblico della conoscenza nel nostro Paese. Quella scintilla rivoluzionaria produsse il movimento dei beni comuni e la vittoria referendaria del giugno 2011: la più bella vittoria – a maggioranza assoluta, cosette che in pochi pochi pochi possono rivendicare… – che la nostra generazione possa ricordare.
Nel 2012 il terremoto, la chiusura, le polemiche, i ritardi nei finanziamenti, il silenzio rotto da qualche comunicato stampa.
Cosa può essere la Sapienza, oggi, riaperta al pubblico? Un polo multifunzionale e di pregio storico-artistico per attività didattiche e di ricerca, aperte alla città, è sempre stato il cuore dell’azione politica del nostro gruppo consiliare e del nostro partito. La rinnovata presenza di studenti, personale universitario e della ricerca, sarà sicuramente un punto di ripartenza per le attività degli operatori del commercio dell’area.
A 6 anni dalla chiusura, dopo lavori tardivi a causa dei ritardi dei fondi MiBACT, confido che l’integrazione tra le attività universitarie e la presenza di un ricco patrimonio librario vada di pari passo con la pubblica fruibilità. La riapertura della Sapienza sia dunque occasione per tutta la città, i suoi corpi sociali e le sue categorie produttive, i suoi operatori della cultura.
Confido che si arrivi rapidamente anche alla riapertura della Biblioteca Universitaria Pisana, il cui inestimabile patrimonio librario e la cui pubblica fruizione sono un tassello decisivo per uno spazio che sia cuore pulsante della città. La riapertura deve far riflettere sul ruolo che l’università gioca a Pisa. La presenza di ricercatori, docenti, studenti e tecnici ci rende davvero una città speciale. Bisogna insistere, per tale ragione, su iniziative politiche che rendano gli spazi universitari e della ricerca non solo dediti alla condivisione del sapere, ma anche strumenti per la riqualificazione sociale del territorio e la rigenerazione culturale, di concerto con l’amministrazione comunale. Un coordinamento gravemente mancato negli anni su diverse partite, non ultimo il destino di immobili come l’ex convento di Santa Croce in Fossabanda e l’ex studentato Paradisa, non ultima la mancata condivisione tra Comune e Università del Piano Edilizio di Ateneo, che dovrebbe essere discusso anche a livello pubblico ed integrato nella programmazione di area vasta, con i piani strategici di investimento delle due Scuole d’eccellenza.
Noi ci mettiamo a disposizione di questo cambiamento, per una #PisaSolidale.
P.S.: oh, se verso le 18:30 di oggi siete usciti da lavoro, dalla biblioteca, se passate per caso e vi va di prendere uno spritz o un analcolico, al bar Britannia (insomma: “da Fabrizio”) in piazza Torricelli – vicino piazza Dante – si fa una chiacchiera su questo e su tanto altro ancora.