👉 Perché non si fanno passi indietro quando la tua città, che subisce ancora i colpi della disuguaglianza, cambia giorno dopo giorno. 👉 Perché certe cose si fanno meglio con il collettivo, l’organizzazione, il partito con cui hai scelto una strada e la coltivi, con coerenza, da anni. 👉 Perché una Pisa solidale non si costruisce con una barricata in se stessi o nella presunzione della continuità del buon(?)governo, ma nella radicalità di una diversa visione della città. 👉 Perché in un momento in cui la fanno da padrone la sfiducia e la rabbia, è indispensabile ricostruire relazioni, luoghi in cui diversi corpi sociali e diverse esperienze si incontrino, costruiscano assieme la città. 👉 Perché ne vale la pena non restare in panchina, non restare a guardare la partita, non fare il commentatore da bar dello sport. 👉 Perché si può tenere aperto uno spazio in cui produrre una visione generale per la città di domani; uno spazio davvero competitivo e si ponga una visione di governo. 👉 Perché bisogna dare l’esempio ed entrare in partita, affinché nuove energie, più valide e belle di me, possano sentirsi di dire, al prossimo giro “ma insomma, ci ha messo il cuore il Bucci, ci potrò mettere un’unghia io!” 👉 Perché mi riconosco nell’approccio e nel metodo della nostra Simonetta Ghezzani Sindaca di Pisa, nella ricerca costante di soluzioni, nella consapevolezza della complessità, nell’ascolto dialogante e concreto, nella passione civile radicata sul territorio. 👉 Perché ne valeva la pena. Per i volti incontrati, le storie ascoltate, le lacrime raccolte, la rabbia ricevuta, l’indignazione udita. Per il desiderio di tante e tanti di noi, pisane e pisani di diverse generazioni e provenienze, di ricostruire relazioni e fare comunità. 👉 Perché ci siamo divertiti, via! Altrimenti perché cavolo avrei fatto questo?
Abbiamo imparato, con le compagne e i compagni candidati e non di SI, che i nostri problemi erano simili e che potevamo comporre una visione della città.
Lo abbiamo provato a fare.
Ora, ascolteremo con attenzione e rispetto l’indicazione dei nostri concittadini.
Al lavoro, alla lotta, all’ascolto.
Buon voto a tutte e tutti, un abbraccio alla nostra città.
Negli scorsi giorni il candidato a sindaco Antonio Veronese ha detto una grande verità: “liste civiche, centrodestra e perfino centrosinistra, sul versante sicurezza stiamo proponendo tutti le stesse cose”. Non posso che confermare pienamente questa frase, aggiungendo ad essi il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, che ha esordito in campagna elettorale con la proposta di estendere il DASPO a tutta la città. Armare la polizia municipale, camere di sicurezza, più telecamere: ecco le nuove larghe intese. Il candidato sindaco del centrosinistra non si è perso d’animo ed ha rilanciato il grande inseguimento a destra! Veronese aggiunge, da buon tuttofare ispirato al ghe pensi mi dell’antico primo berlusconismo, un ruolo di coordinamento da parte del sindaco, dimenticando il senso del comitato per l’ordine e la sicurezza (oltre che del senso della legislazione, ma va beh, robetta), e scrive nel suo programma che istituirà una Polizia Turistica.
C’è da diversi anni l’abitudine a sostituire alla carenza di risorse da parte dello Stato il ghe pensi mi di sindaci che sembrano più sceriffi che primi cittadini. Per carità, oh, lo capisco: finisci senza un soldo e col patto di stabilità e, da istituzione elettiva più vicina ai cittadini, ti senti direttamente interessato dalla richiesta di efficacia dell’azione penale. Anche quando non hai potere reale in materia.
Sinistra Italiana, con Simonetta Ghezzani sindaca, è una voce fuori dal coro. Proponiamo un’alternativa rispetto a chi ha governato finora la città. Un’alternativa a quelle forze politiche che, alla fine dei conti, dicono la stessa cosa.
Una Pisa solidale si cura quando la prima sicurezza è la tutela dell’esistenza dei cittadini contro l’abbandono e la solitudine.
Una Pisa solidale si cura quando gli agenti di pubblica sicurezza non sono lasciati soli, ma dispongono di una sala operativa unica cittadina unica, che tutt’ora manca.
Una Pisa solidale si cura quando un sindaco può sapere davvero il numero dei membri delle forze dell’ordine presenti in città: ad oggi, non si conosce questo dato.
Una Pisa solidale si cura quando un’amministrazione non solo chiede al Ministero dell’Interno più agenti, ma anziché armare la Municipale assume dipendenti pubblici che si occupino di manutenzione quotidiana dei quartieri.
Una Pisa solidale si cura quando la lotta al degrado la fanno gli attori socio-culturali, in ogni angolo della città, sia esso il centro o la periferia.
Una Pisa solidale si cura quando riprende una lotta senza quartiere allo spaccio e alla droga, non quando piazza telecamere sorvegliate da nessuno o lascia al buio perfino gli agenti di pubblica sicurezza.
Una Pisa solidale si cura quando attua un piano del commercio che rilancia i negozi di vicinato nei quartieri, consentendo al commercio di svolgere la sua parte come attivatore di vita sociale.
Noi vogliamo la sicurezza di una Pisa solidale. Tutte le altre liste vogliono la sicurezza di far rinchiudere i cittadini in casa, in solitudine e al buio totale.
La riapertura del Palazzo della Sapienza, sede storica dell’Università e della BUP, avviene proprio oggi. Ed è una bella notizia.
Sarà non solo un evento centrale per le comunità accademiche pisane, ma anche l’occasione per riavviare la presenza di uno snodo essenziale della conoscenza e della ricerca sul nostro territorio. Nel Palazzo della Sapienza si sono svolte attività di studio e ricerca sin dal completamento della costruzione, nel 1543, su disposizione di Cosimo I Medici, granduca di Toscana. Già Lorenzo il Magnifico aveva individuato quello spazio come luogo preferenziale per raccogliere le giovani leve dello Studium pisano.
La Sapienza è stato attraversata per secoli da intelligenze, spiriti critici, teologi, legisti, umanisti. Nel 1967 – come ben raccontato in un recente convegno (vedi foto a lato) – è stata il punto di riferimento per le Tesi del movimento studentesco. Nel 2010 la occupammo per diversi mesi, assieme a diversi plessi universitari, per contestare non solo la Legge Gelmini, ma un disegno complessivo di smantellamento del ruolo pubblico della conoscenza nel nostro Paese. Quella scintilla rivoluzionaria produsse il movimento dei beni comuni e la vittoria referendaria del giugno 2011: la più bella vittoria – a maggioranza assoluta, cosette che in pochi pochi pochi possono rivendicare… – che la nostra generazione possa ricordare.
Nel 2012 il terremoto, la chiusura, le polemiche, i ritardi nei finanziamenti, il silenzio rotto da qualche comunicato stampa.
Cosa può essere la Sapienza, oggi, riaperta al pubblico? Un polo multifunzionale e di pregio storico-artistico per attività didattiche e di ricerca, aperte alla città, è sempre stato il cuore dell’azione politica del nostro gruppo consiliare e del nostro partito. La rinnovata presenza di studenti, personale universitario e della ricerca, sarà sicuramente un punto di ripartenza per le attività degli operatori del commercio dell’area.
A 6 anni dalla chiusura, dopo lavori tardivi a causa dei ritardi dei fondi MiBACT, confido che l’integrazione tra le attività universitarie e la presenza di un ricco patrimonio librario vada di pari passo con la pubblica fruibilità. La riapertura della Sapienza sia dunque occasione per tutta la città, i suoi corpi sociali e le sue categorie produttive, i suoi operatori della cultura.
Confido che si arrivi rapidamente anche alla riapertura della Biblioteca Universitaria Pisana, il cui inestimabile patrimonio librario e la cui pubblica fruizione sono un tassello decisivo per uno spazio che sia cuore pulsante della città. La riapertura deve far riflettere sul ruolo che l’università gioca a Pisa. La presenza di ricercatori, docenti, studenti e tecnici ci rende davvero una città speciale. Bisogna insistere, per tale ragione, su iniziative politiche che rendano gli spazi universitari e della ricerca non solo dediti alla condivisione del sapere, ma anche strumenti per la riqualificazione sociale del territorio e la rigenerazione culturale, di concerto con l’amministrazione comunale. Un coordinamento gravemente mancato negli anni su diverse partite, non ultimo il destino di immobili come l’ex convento di Santa Croce in Fossabanda e l’ex studentato Paradisa, non ultima la mancata condivisione tra Comune e Università del Piano Edilizio di Ateneo, che dovrebbe essere discusso anche a livello pubblico ed integrato nella programmazione di area vasta, con i piani strategici di investimento delle due Scuole d’eccellenza.
Noi ci mettiamo a disposizione di questo cambiamento, per una #PisaSolidale.
P.S.: oh, se verso le 18:30 di oggi siete usciti da lavoro, dalla biblioteca, se passate per caso e vi va di prendere uno spritz o un analcolico, al bar Britannia (insomma: “da Fabrizio”) in piazza Torricelli – vicino piazza Dante – si fa una chiacchiera su questo e su tanto altro ancora.
Pisa è diventata, anno dopo anno, relazione dopo relazione, la mia città.
Non ci sono nato. Non parlo in toscano, pena qualche giusto spregio dagli amici. Ma ho voglia di dare un contributo diverso, dopo tutti questi anni. Sono in debito verso la città e le tante comunità che mi hanno accolto e formato: le amicizie, il movimento degli universitari di Sinistra per…, la vita nello studentato, l’Università (anzi: la Biblioteca di Storia e Filosofia e Piazza Dante) e, da novembre 2015, la Normale.
Sono in debito verso tutti i luoghi che ho conosciuto nella città. Mi hanno reso consapevole di mondi e relazioni fuori dallo spazio accademico: pur straordinaria, l’esperienza in Università rischia di storpiare il tuo punto di vista. Rischia di farti dimenticare che le biblioteche sono quei beni di Provincia e Comune, dei quartieri e delle scuole; che le aule sono quelle delle superiori, a volte col soffitto che casca; che il welfare non è solo una borsa di studio, ma quello che manca in una periferia, per una persona anziana lasciata sola o per un giovane precario; che il lavoro non è solo quello che manca dopo la laurea, ma quello che nella vita di ogni giorno fa schifo o chiamano volontariato o “lavoro gratuito” per nascondere il ricatto. Pisa mi ha insegnato a vivere da giovane adulto, con i suoi bisogni, le sue ansie e le sue speranze. Mi ha insegnato a stare accanto non solo a chi è collega o amico, ma a chi è pisano da qualche decennio, a chi lo è da generazioni, a chi lo vorrebbe essere ma si trova davanti un muro di diffidenza o disuguaglianza. Pisa mi ha insegnato la bontà e la cura – difficile, quotidiana – delle relazioni.
Pisa mi è stata ed è accanto. Adesso voglio fare la mia parte.
Entriamo nella navata del mondo.
Quasi undici anni di vita pisana. Gli stessi anni della crisi economica e all’allargamento delle disuguaglianze. I partiti storici della nostra Toscana si sono dimostrati incapaci di affrontare l’emergere di nuovi bisogni. Rabbia e sfiducia verso le istituzioni sono state alimentate dall’incapacità dei “saggi riformisti storici”; di tener conto di una società in evoluzione. Giovani, precari, persone messe ai margini, ridotte in solitudine. Tutto ciò si è espresso in grandi momenti: il 4 dicembre 2016, quando anche a Pisa trionfava il NO al referendum costituzionale. Oppure quando, anche a Pisa, il 4 marzo 2018 arrivava in testa ai suffragi la destra coalizzata, a trazione leghista, che elegge due parlamentari su tre nei collegi uninominali della provincia. Il partito di maggioranza relativa, alias Movimento, disegna intanto un contratto (“di diritto privato”, letteralmente) con cui smantella il cambiamento positivo che ha ispirato i suoi milioni di elettori.
Bisogna entrare nelle vene della storia, nella navata del mondo.
Bisogna indossare il grembiule del servizio verso la propria comunità. E allora…
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…perché lo fai? Perché non te ne vai?
Sono fra i 611 candidati in Consiglio comunale che il 10 giugno chiederà il sostegno delle sue concittadine e dei suoi concittadini. Lo farò da capolista di Sinistra Italiana, per il mio partito, per la candidata sindaca Simonetta Ghezzani.
Lo faccio perché credo che solidarietà non sia una bella parola, ma un progetto politico, un’idea di città.
Un progetto che la nostra lista mette a disposizione con generosità e spirito di servizio. Credo ad un approccio verso i problemi: un progetto di città può emergere dalla voglia di cambiamento radicale, di rottura, proveniente dalla nostra società. Provo quella stessa rabbia, quella stessa indignazione, quello stesso desiderio di mandare tutto a quel paese, anche davanti all’insufficienza di certa classe dirigente. Quando penso alla precarietà di oggi e al vuoto lavorativo di domani, quando voglio spaccare quell’immobilità che, anche a sinistra, ci rende incomprensibili ai tanti.
Associazioni, organizzazioni sociali, sindacati e personalità hanno chiesto negli ultimi mesi che le forze politiche si facessero carico di una proposta generale per la città. La nostra riflessione è stata condensata nel Manifesto per Pisa solidale: un modo per suggerire soluzioni, mantenendo un quadro generale. Vogliamo una città in cui le diseguaglianze si possano sconfiggere attraverso la ricucitura di relazioni, vogliamo l’inclusione di chi oggi è spinto ai margini, vogliamo una lotta senza quartiere ai chi cancella
diritti e dignità delle persone.
Sono in cammino, per Sinistra Italiana e per Simonetta sindaca.